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Erwin Knoll. «Tutto ciò che leggiamo nei giornali è assolutamente vero, fuorché nel raro caso in cui si tratta di un argomento di cui abbiamo conoscenza diretta».

domenica 17 gennaio 2010

MERITOCRAZIA O SISTEMA CORPORATIVO?

In linea di principio la meritocrazia è quasi un dogma nell’interesse di tutti; nella realtà il concetto insito nella stessa è scarsamente applicato!
Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Si veda a titolo esemplificativo e non esaustivo l’università che sfugge dalle statistiche internazionali, le novità in tema di assunzioni da parte di alcune società, il fatto che la promozione è quasi automatica in funzione vecchiaia / anzianità di servizio.
Il concetto di dar valore alle capacità personali non ha connotazioni esclusivamente punitive. E’ semplicemente un sistema di valori che premia l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza della persona (sia essa dalla famiglia, dal partito, dall’etnia) .
E’ evidente che i “fannulloni” vanno licenziati! E’ una premessa per portare avanti il merito personale. Avere, infatti, un’eccellenza è l’input per trascinare l’intero sistema.
Ma, non si deve parlare esclusivamente di fannulloni. Esistono miriadi di persone che, come formichine, svolgono il proprio compito giornaliero allo scuro dai riflettori mediatici. Queste stesse persone sono quelle che contribuiscono in modo determinante alla produzione nazionale e che sono comunque desiderose di essere incentivate e valorizzate.
Evidentemente la meritocrazia porta ad aumentare le disuguaglianze (tra ricchi e poveri).
In America dove vige il sistema meritocratico le divergenze sono tacitamente accettate in quanto a tutti vengono riconosciute le medesime possibilità lasciando poi alle capacità personali fare il resto creando le condizioni per una notevole mobilità sociale.
Negli USA, esistono le “recommendations”. Attenzione che non si tratta di “raccomandazioni” come le nostre. Chi segnala qualcuno come particolarmente bravo e adatto per un posto di lavoro lo fa con grande cautela, perché, così facendo, mette in gioco la propria stessa reputazione e ne risponde moralmente.
In Italia questo sistema è ben lontano dal realizzarsi il fenomeno come siamo ancora lontani dagli esempi americano e scandinavo. La meritocrazia in Italia fa paura.
In questo senso si sente spesso parlare di “fuga di cervelli” la possibilità di non poter essere valorizzato porta i giovani a spingersi al di fuori del contesto nazionale dove sono maggiormente valorizzati.
I casi emblematici sono quelli di alcune società bancarie ed energetiche che si impegnano ad assumere il figlio/a in ipotesi di pensione da parte del famigliare che lavora presso la struttura. Si tratta di una sorta di diritto di prelazione a favore dei figli dei dipendenti e falsare l’uguaglianza sancita dall’art. 3 della Costituzione.
Ma dov’è allora la meritocrazia? Molta parte del sistema è costruita sull'essere “figlio di”. Basta pensare alle libere professioni. Ma adesso questa pratica discutibilissima si sta estendendo anche ad altri livelli. Con questo modo di fare certamente si scoraggia inevitabilmente il sistema . Non c’è credibilità, è un modello in cui non c'entra cosa hai studiato, quali sono le tue aspirazioni o i tuoi talenti: il contrario del “prendi il destino nelle tue mani”. MG

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